Ricordo del mio antenato Augusto Chiorri, interprete e partigiano nativo di Serra San Quirico che il 12 luglio 1944 venne fucilato dai nazifascisti dopo terribili torture, per non aver voluto fare i nomi dei suoi compagni. Tanti come lui, martiri della Resistenza, meriterebbero di essere ricordati e non solo nel giorno della Liberazione.
Io, nel mio piccolo, gli ho dedicato un racconto – “Augusto nel buio della lotta” – che rievoca la sua vita e il suo estremo sacrificio, e che sta per essere pubblicato in una antologia a cura dell’ANPI e del Consiglio Regionale delle Marche.
Ci tengo a ricordare che i partigiani erano nella maggior parte giovani ragazzi, anche ragazze, studenti e soldati tornati dal fronte, che hanno combattuto per un ideale di democrazia e per una nazione che sentivano di dover difendere. Un movimento nato dal nulla, non un esercito organizzato, che si è formato in un momento di tragica confusione subito dopo l’annuncio dell’armistizio l’8 settembre 1943.
L’Italia in quel periodo era invasa dal nuovo nemico, i tedeschi – furiosi per il repentino voltafaccia italiano – e completamente allo sbando.
La Resistenza è nata per amore dell’Italia libera, è nata dagli italiani; senza nulla togliere alla grande impresa degli Alleati che hanno reso possibile la definita Liberazione il 25 aprile del 1944.
Il 25 aprile deve essere dunque la festa dell’Italia e di tutti quegli Italiani che, come la sottoscritta, sono profondamente grati a chi, anche a costo della propria vita, ha reso possibile la creazione di un paese democratico e senza più guerre.