“Tutto ciò che mi interessa, tutto ciò che so fare, è raccontare una storia. Quando si parla in astratto ho l’impressione di avere dieci anni, non capisco più nulla e mi viene un gran sonno.”
Philip Roth ( 19 marzo 1933 – 22 maggio 2018)
Quando gli chiedevano un discorso “illuminato” sul senso della vita, Philip Roth, già ottantenne, rispondeva che ne sapeva come quando aveva dieci anni. Per lui era importante conoscere e approfondire il mistero dell’individuo, le sue nevrosi, le sue fragilità, con un approccio sincero e appassionato. Questo è ciò che amo dei grandi scrittori (e degli artisti in generale): la loro capacità di porre in primo piano l’essere umano, per approfondirne ogni aspetto, senza pregiudizi e, soprattutto, senza fare la morale. Scrivere per dar vita a personaggi in cui, ogni lettore, può ritrovare qualcosa di sé, nel bene e nel male.