La straordinaria vivacità culturale del grande poeta Giacomo Leopardi si realizzò fra le mura delle sue casa natale dove il padre, il nobile erudita Conte Monaldo, aveva creato la celebre Biblioteca. Nelle sale della Biblioteca il giovane Giacomo trascorse “sette anni di studio matto e disperatissimo” che, se da una parte minarono irrimediabilmente la sua salute fisica, dall’altra gli permisero di acquisire una precocissima e approfondita formazione letteraria e scientifica.

La sala preferita da Leopardi era quella che conteneva preziosi antichi libri di argomento enciclopedico. Nell’adolescenza il poeta era infatti solito accostare il suo tavolino di studio alla finestra, da cui poteva seguire l’allegro movimento della famosa “piazzola” e udire la gioiosa voce della fanciulla che poi celebrò come “Silvia”. Fra i volumi di questa sala spicca ancora oggi la famosa “Enciclopedie” di Diderot e d’Alembert, una delle opere più importanti  del settecento illuminista.

Nel 1812, per volere del padre Monaldo, la Biblioteca fu aperta ai cittadini recanatesi. All’epoca conteneva circa 12.000 volumi, che diventeranno 14.000 nel 1839.

Il padre di Giacomo aveva acquistato tutti i pregiati volumi da mercatini  e conventi abbandonati. Fra essi la Bibbia poliglotta in otto lingue e in sei volumi, della quale Giacomo si servì giovanissimo per impadronirsi da solo delle lingue greca ed ebraica.

La biblioteca accoglie oggi più di 20.000 volumi e conserva ritratti di famiglia, incunaboli e manoscritti di poesie, prime edizioni delle opere del poeta e volumi di saggistica leopardiana, l’albero genealogico e documenti d’archivi della famiglia Leopardi a partire dall’anno 1207 (documenti che Monaldo utilizzò per compilare la storia della famiglia).

L’attuale percorso non rispecchia in pieno la sistemazione iniziale, ma è stato dettato dalla necessità di adeguarsi alle vigenti norme di sicurezza.

 

Per ulteriori info: www.giacomoleopardi.it 

La Biblioteca di casa Leopardi

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