La nebbia è scesa sulla città, fin dalle prime ore del mattino, e stanotte si sentiva ululare la sirena del porto, come un lupo nella notte. Adoro ascoltare il suono della sirena. Mi inquieta ed emoziona, riportandomi un’immagine selvaggia e incontaminata del mare. Mi fa pensare ai romanzi di Joseph Conrad, all’ “Oceano Mare” di Baricco, a quanto sia spaventevole l’essere in balia delle onde, dispersi nella nebbia…con le stelle bendate e senza punti di riferimento .
Metafora dell’esistenza umana, in cerca di una luce che indichi un approdo sicuro…Contro l’instabilità delle acque pronte ad ingoiarti in un’onda, a spazzarti via per sempre. No, non c’è niente che mi faccia più paura del mare di notte…
Per questo mi incanto, in estate, a guardare il faro. Se la notte non dormo, vado in sala e lo guardo dal mio balcone…laggiù, mentre la sua luce a intermittenza fa il giro su se stessa. Un occhio vigile nella notte, un abbaglio di speranza…
…adoro il suono della sirena e il faro che riconduce i naviganti fra le braccia sicure del porto. Ma adoro anche la nebbia che, come una densa fuliggine grigiastra avvolge questi giorni freddi di fine gennaio. Mi riconosco in quel senso di disorientato ammutinamento che infonde, mentre cancella i contorni e i colori delle cose…
Ieri brillava il sole, poi lenta la nebbia e Cri che, guardando fuori dalla finestra, mi dice: “Guarda Lu, siamo finite nelle brughiera di “Cime Tempestose!”. Bello, ma tanto non ci perderemo.
Non per sempre….