La sommità del Colle Tabor di Recanati, oggi conosciuta come “Colle dell’Infinito”, prende il nome dalla famosa poesia di Giacomo Leopardi “L’infinito” nella quale il poeta esordisce celebrando il colle a lui “sempre caro”. Il colle sorge poco distante dal Palazzo della famiglia Leopardi e, all’epoca, era la meta preferita dal poeta il quale amava trascorrere i suoi momenti di ispirata solitudine a stretto contatto con la natura.
Assorto nei suoi pensieri, il giovane Leopardi stava seduto all’ombra di un cipresso secolare, davanti a un’edicola dedicata all’Immacolata, nell’orto lussureggiante delle Clarisse del convento di Santo Stefano. Gli arrivavano i profumi della salvia, della lavanda e dei roseti piantati tra i filari delle viti, e il panorama che gli si apriva dietro la siepe di ligustro era quello, superbo, dei Sibillini…..
Un luogo colmo di malinconiche, poetiche fascinazioni che impressero nell’anima del poeta la visione immortale di “interminati spazi” e “sovrumani silenzi” ispirandogli la stesura della celebre poesia.
“L’Infinito” venne scritto fra il 1819 e il 1821 (si pensa tra la primavera e l’autunno del 1819), sicuramente dopo il fallimento della fuga dal “vil borgo natìo”, orchestrata nel 1819. Dal settembre di quell’anno Leopardi, che aveva poco più di 20 anni, cominciò a rinchiudersi in una progressiva solitudine, che andò peggiorando anche a causa di un fisico ormai prostrato da anni di “studio matto e disperatissimo”. E’ in questo clima sofferto e tormentato che nacque il piccolo idillio, pubblicato per la prima volta nel 1825.
Il luogo tanto caro a Leopardi è stato trasformato negli anni in un parco tematico. Infatti, all’interno del Colle dell’Infinito, oggi ha sede il Centro Mondiale della Poesia e della Cultura, sede di convegni, seminari, conferenze e manifestazioni culturali. Una targa sul muro riporta il verso della poesia: “Sempre caro mi fu quest’ermo colle”.
Oltre al Colle, fra i luoghi cari a Giacomo Leopardi ricordiamo la Piazzetta del Sabato del Villaggio su cui si affaccia il palazzo della famiglia Leopardi; qui si trovano la Casa di Silvia, (al secolo Teresa Fattorini che, in seguito alla sua scomparsa in età giovanile, fu immortalata dal poeta in uno dei suoi componimenti più noti: ‘A Silvia’) e la Chiesa di Santa Maria di Montemorello ( in cui è conservato l’atto battesimale del Leopardi). Altro luogo leopardiano è la Chiesa di Sant’Agostino risalente al XIV secolo, la cui torre lesa da un fulmine è stata resa popolare nella poesia ‘Il Passero Solitario’.
Nella foto: In “poetico pellegrinaggio” sul Colle dell’Infinito e il testo dell'”Infinito”