Natàlia, ad un tratto, aprì il libro che teneva tra le mani e, assaporando quella quiete familiare, cominciò a sfogliarlo.. lentamente…con lo sguardo rivolto alla finestra. Era bello guardare la stanca lentezza con cui lei sfiorava la copertina rigida e i bordi nudi delle pagine. C’era un sentimento religioso in quel contatto leggero ed anche Suor Elide riusciva ad avvertirlo.

A Natalia piaceva sorreggere tra le mani un libro e scoprirlo piano, con le dita, come se fosse il volto di una persona sconosciuta. Ma da sempre desiderata. Un volto da toccare nel silenzio, senza però ferire la sua immobile rigidità e senza scomporre il candido ordine delle pagine. Quando lei teneva stretti quei libri era come se riuscisse a suggellare, con la carezza delle sue mani, la conquista e il dominio di quel perfetto universo fatto di parole.

Spesso alcune pagine ribelli le scivolavano sulla gonna.
Spesso alcuni libri rimanevano isolati sulla scrivania senza che lei potesse raggiungerli.
Spesso alcune lettere lasciate sulla scrivania cadevano per terra in un breve volo lontano dai suoi occhi. Ma Natàlia non si accorgeva mai di quelle ribellioni silenziose. Di quei volti lontani bisognosi di carezze. E di quei voli bianchi. No. Non se ne accorgeva. Mai. Perché Natàlia era così.
Cieca.
Ma non da sempre.

E, a pensarci bene, era proprio questa la sua tragedia perché prima che una sconosciuta malattia le bruciasse la luce degli occhi Natàlia vedeva. Tutto. I campi, i sentieri, i colori del mondo, i colori del cielo, i sorrisi dei bambini. Se stessa. O meglio, proprio tutto vedeva Natàlia. Anche le cose che spesso sfuggono alle persone che vedono normalmente.

I suoi sguardi riuscivano a scandagliare l’animo delle persone, valicavano le maschere di ipocrisia e falsità e riuscivano a comprendere ciò che si nascondeva dietro l’espressione di un volto, ma da anni ormai le immagini del mondo erano , solo per lei, perdutamente rinchiuse in un libro da stringere tra le mani e scoprire con le dita, erano raccolte nei profumi dei suoi abiti, azzurri come il cielo, e negli odori della natura che la brezza trascinava con sé.

Eppure c’era qualcosa in lei, un potere forse, una magia chissà, che la portava ancora a vedere cose che altri continuavano a non vedere. I suoi occhi bui, spesse volte, riuscivano a valicare i confini del cielo con l’immaginazione. Esisteva davvero quel cielo oltre l’oscurità dei suoi occhi? Lei non lo vedeva. Comprensibile. Ma lo vedeva dentro. Magia?

(dal mio primo romanzo “Amore fra le rovine”)

Gli occhi di Natalia
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2 pensieri su “Gli occhi di Natalia

  • 21 Aprile 2013 alle 18:05
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    __ davvero toccante questo ‘ Tratto ‘ di racconto di uno dei Tuoi Libri , come al solito Tu sei sempre troppo Brava ed io sempre così superficiale in quanto potrei comperare uno dei Tuoi libri cosa che sinora ancora non ho fatto … per fortuna che c’e’ questa pagina che ogni tanto posso spulciare grazie solo a Te che continui a darci la possibilita’ di farlo scrivendo vecchi e nuovi racconti , credo che meriti tanta mia e di chi come me legge la pagina tanta tanta stima ed affetto sincero , grazie Luisa __

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  • 21 Aprile 2013 alle 19:14
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    Grazie di cuore, Massimo, per il tuo incoraggiamento. Mi fa molto piacere riuscire, nel mio piccolo, a trasmettere emozioni significative attraverso i miei scritti…e grazie, ancora una volta, per la tua gentile, e sempre gradita, presenza fra queste pagine. Ricambio l’affetto e la stima… Lu

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